Un Bruco affascinante (e ribelle)
– L’Infanzia –
La piccola Farwa (la cui famiglia d’origine indiana, s’era insediata in Pakistan, già dal 1947), dalla sua casa di Numerdar House, Villaggio nel Punjab, andava ogni giorno a piedi a scuola, attraversando campi e pianori d’una Natura ancora incontaminata, per fermarsi attratta dal riverbero dei quadrifogli, dalle fascinose nuances giada e smeraldo; e a volte, cogliendo le foglioline di qualcuna di queste deliziose erbette, le masticava, suggendone l’essenza agrodolce, beandosi di quella deliziosa fitolinfa (un piacere ineffabile!). Per poi attardarsi, poco dopo, per bere a piene mani l’acqua gelida e rinfrescante, di un cristallino ruscello incantato (una sensazione da fiaba!); e motivo e stimolo in più che faceva percorrere a Farwa cinquecento metri ad andare a scuola , e altrettanti per tornare, con una piacevole ebbrezza.
Ma alla piccola e sbarazzina Farwa, piaceva ancor più giocare a inzaccherarsi nel fango delle pozzanghere attigue al ruscello (a volte, quasi in trance, senza rendersene conto), quasi a rotolarcisi dentro (per la disperazione di mamma, quando tornava a casa!).
Segnale questo, non solo di un comportamento di briccona vivacità infantile, ma anche di genuina e precoce Creatività. È il Contatto, il Rapporto diretto con la Materia per eccellenza di Madrenatura (sacra miscela di Acqua e Terra). E poi del resto, il Villaggio di Burewala, non era stato costruito con case di Fango? Funzionali, essenziali, edificate da una manualità esperta (con annessi i bei giardini curati amorevolmente dalle Donne laboriose e tenaci del Villaggio); abitazioni d’una estetica sobria, dalla malîa senzatempo; inclusa la scuola per bimbe e ragazzine, mai esistita (fatta costruire solo in futuro dal nonno di Farwa, autorità saggia ed eminenza carismatica del Villaggio); per cui Farwa, le cuginette (numerose), le compagne di studi, dovettero per lungo tempo, frequentare le scuole fuori, in città, costrette da quell’idea di società maschilista che discrimina le Donne, relegandoLe ai margini della convivenza civile.
E la piccola, ribelle e birba Farwa (il cui nome in lingua urdu indica la Farfalla), coi suoi vestitini bianchi (estivi) di lino, i maglioncini bordeaux (invernali), con le sue due codine di serici capelli, e la sua vellutata pelle, più chiara rispetto a quella mediamente olivastra di tutte le altre, da Bruco ammaliante, avvenente, (ma anche impertinente, come s’è detto), attirava gli strali, le gelosie della cuginetta e delle ragazzette più grandi di lei, che l’accompagnavano a scuola, attraverso i pianori e i campi di cotone e riso (e alcuni, proprietà degli stessi zii di Farwa). E la stessa Farwa, nel tragitto per scuola d’andata e ritorno a piedi, aveva il tempo di pensare. E riusciva a isolarsi dalle altre. E in cuor suo, sentiva, anzi no!, quasi sapeva, che il suo posto nel Mondo, non era il Villaggio di Burewala (che pur amava profondamente, essendoci nata); dove le Donne si sentivano Libere, solo in assenza della rigida autorità del nonno, quando fuori per commissioni (in seguito, il figlio, zio di Farwa, ne prese il posto da capo-villaggio: anche se una pasta d’uomo come il papà, aveva carattere ancor più burbero e iracondo). Farwa, sentiva una strana vibrazione in fondo all’animo: Lei da buon Bruco, non poteva
vivere costretta.
Doveva assolutamente attuare la sua Metamorfosi. Genetica. Naturale.
Doveva quanto prima trasformarsi, diventare Farfalla. E spiccare il volo.
Verso la Libertà.
Una Crisalide sempre più luminescente (e tenace)
– l’Adolescenza –
Farwa si ritrovò catapultata in un Mondo tutto Nuovo, Vario, Frenetico, Luminescente. Inizialmente spaesata, intimorita, e quasi in preda al panico, anche solo per riuscire, ad esempio, a trovare la strada per tornare a casa (ma quante strade, viali, viottoli, viuzze, vicoli c’erano da quest’altra parte del Mondo?).
Ma Farwa, Creatura volitivamente tenace, d’indole vivace, effervescente e cristallina, e di Natura Curiosa, era alla continua ricerca dello Stupore, dell’Ineffabile, del Non-Conosciuto.
E, riuscita ad abituarsi a tornare a casa, che per lei sembrava una Reggia (tipo la Cittadella del Shahi Qila a Lahore; e poi, com’erano lontane nello Spazio e nel Tempo, le sobrie case di fango del Punjab!). Farwa, dal terrazzo del suo “Palazzo Reale”, si riempiva occhi e anima, e si beava di un panorama incantato, una vista mozzafiato di quei meravigliosi Monti (che poi scoprì chiamarsi Sibillini, dato che Papà, girovagato più di metà Europa, inclusa Parigi, Capitale anche di Moda, trovò la sua equilibrata dimensione nelle Marche, Italia; raggiunto poi, dopo cinque anni dalla nascita di Farwa, da tutta la famigliola di quest’Ultima). E che meraviglia, quando la stessa Farwa scoprì che dal Cielo cadevano fiocchi ovattati di bambagia, ma che stranamente freddi, si liquefacevano al contatto in un nano-secondo! E Farwa venne a conoscenza, che quei fiocchi (che le ricordavano il cotone usato dalle abili e veloci mani delle Cucitrici e Ricamatrici pakistane), cadendo a terra, tutt’insieme, creavano una soffice Coltre bianca, come gigantesca Matassa candida, che chiamavano “Neve”.
Fu un’emozione unica, quella prima volta che “La” vide!
E Farwa, qui nel Nuovo Mondo, cominciò ad esperire le “Luci Nuove” di una Realtà che a lei inizialmente risultò sfavillante. Ma purtroppo la Crisalide-Farwa, qui nel rutilante Altro Mondo, cominciò a sperimentare anche le “Ombre Torve” frequentando le scuole medie (oggi, scuola secondaria di primo grado).
Farwa sentì addosso gli sguardi indagatori e malevoli di compagne e compagni di classe; strali di fiele verso una Ragazzina con un Intuito Intellettivo profondo; sbarazzina e bella come poche, che veniva da una Terra lontanissima, semisconosciuta in classe; cattiva attitudine questa della non-inclusione che a scuola esplose in tutta la sua subdola ferocia e cattiveria.Farwa qui visse anni difficili: ferita e umiliata, sentendo a pelle, in cuor suo, tutto l’astio dell’ignoranza e della discriminazione. Ma il suo Spirito di Crisalide Tenace e Ribelle, non venne scalfito. Anzi. Quando Farwa venne a sapere dell’Accademia di Belle Arti a Macerata, ebbe la Percezione che era giunta la sua “Svolta”: s’informò iscrivendosi a varî corsi creativi, per ampliare il suo Desiderio di Conoscenza sempre in fermento. Ma il clou di Tutto, fu quando seppe del Corso di Fashion- Design; Farwa ebbe delle vibrazioni intense nell’animo, quasi una forte Sensazione di déjà-vu. E nella mente della Crisalide-Farwa si susseguirono flashback dei ricordi d’infanzia, che erano ben impressi nei suoi ammalianti profondi occhi bruni terradisiena; e le sovvenne, che si era ripromessa di fare qualcosa di Grande nel Campo della Moda, nel pieno rispetto di Madre Natura, perché continuavano a calpestarLa, a ferirLa, ad annientarLa: le immagini le tumultuavano dentro vorticose: quelle di tante Donne del Pakistan, laboriose, risolute, ma sottomesse: sfruttate a lavorare ricami sontuosi, realizzati a una velocità siderale, e soprattutto, cosa incredibile per gli usi di quel Paese, la tecnica del tie-dye, ad esempio, veniva eseguita immergendo le mani in colori tossici! (al pensiero di quell’odore acre e mefitico, a Farwa veniva su una sorta di rigurgito nauseante: e non solo fisico).
La Crisalide-Farwa, a quel punto (si era nei primi anni del Secondo Millennio), ebbe la netta Sensazione che “Lì” all’Accademia di Belle Arti a Macerata, iscrivendosi al Corso di Fashion-Design, la Sua Metamorfosi di Bruco-Crisalide in Farfalla, si sarebbe meravigliosamente realizzata, per spiccare un volo Vertiginoso, Inebriante, Altissimo.
Donna d’Oriente e d’Occidente
L’arte più potente della vita è fare del dolore un talismano che cura. Una farfalla rinasce fiorita in una festa di colori.
– Frida Kahlo –
E così Farwa, all’alba della Seconda Decade del Secondo Millennio, rinasce. E comincia la sua completa Mutazione. La Metamorfosi da Bruco a Farfalla. (E questa Meraviglia-Natura/Moda-Fascino, verrà documentata in tutte le sue fasi e nei dettagli più eleganti, dalla stessa “lepidottera” Fashion Designer, in un suo blog chiamato non a caso Chic Butterfly). Quegli anni a scuola nelle Marche, l’avevano temprata, nonostante tutte le difficoltà, le discriminazioni di non inclusività; Farwa così iniziò ad esprimere il suo Talento, che eruppe ineffabile, divenendo Sciara di una Materia preziosa dello Spirito, che aveva covato latente nella sua Anima di Artista raffinata ed ipersensibile. Infatti alla Laurea in Fashion Design, all’Accademia di Belle Arti a Macerata, nell’aprile 2014, fu l’unica studentessa a realizzare una Collezione con una Tesi innovativa a titolo “Il Burqa nell’arte e nella moda”; una Collection fortemente legata alla cultura e alla sapienza dei ricami della SuaTerra d’origine; si tratta di 12 outfit da sogno, ricamati direttamente in Pakistan.
Ma Farwa già si era cimentata un anno prima della Laurea (2013), per un concorso indetto dalla stessa Accademia (che non ebbe luogo per varî motivi di natura logistica e burocratica) nel quale, i migliori progetti sarebbero andati in mostra in Croazia, nell’affascinante isola di Rab. Il capo che comunque Farwa ha creato, riprende le sfumature cristalline color acquamarina e turchese dell’isola croata, e ogni fascia è tagliata e tinta a mano (quest’idea rivista, verrà comunque presentata dalla neo Fashion Designer, come vedremo in seguito). È una prova d’arte che ha già in nuce la genialità della Nostra Farwa. Due mesi dopo la Laurea, nel giugno 2014, la stessa Farwa partecipa al Concorso Nazionale di “Moda sotto le stelle” promosso da Glamorize, con 12 stilisti partecipanti da tutta la Penisola e svoltosi in tre serate al Os Club di Roma (nei pressi del Colosseo). Farwa nelle prime due serate giunge seconda, presentando nella prima tre abiti da incanto in seta grigia; nella seconda invece, sviluppa l’dea del Concorso dell’Accademia (di cui prima), ispirandosi alle nuances dell’ammaliante fiore, l’eringio ametistino, simbolo per eccellenza della (quasi) incontaminata natura dell’isola di Rab. Nella terza serata, invece, Farwa presenta tre abiti da idillio che sono una intrigante commistione fra Oriente e Occidente, giocando molto su “Burqa e Trasparenze” (sembra un ossimoro, ma in realtà è una coraggiosa scelta innovativa); infatti Farwa vince meritatamente il premio della critica (che risulta poi essere, la possibilità di un angolo espositivo nel concept store Madzone di Roma).
Dopo questo successo Farwa ha un buon riscontro anche di critica con articoli su Fashion News Magazine, ad esempio, o su Cronache Maceratesi. E per Madzone, la Nostra Fashion Designer pakistana espone una mini capsule Casual Chic chiamata “Like a doll”.
In ottobre dello stesso anno (2014), Farwa con i suoi deliziosi capi, sfila all’Accademia di Macerata (dove ha studiato), stupendo le/gli astanti e presentando in passerella la sua Classe ed Esperienza, affinata non solo con lo studio negli anni nell’Ateneo d’arte marchigiano, ma anche con un progetto personale parallelo di abbigliamento per bimbe e bimbi chiamato “Metrò”; esperienza che sarà molto utile nel prosieguo della sua Ricerca Artistica. Tornando alla sfilata di cui prima, c’è da sottolineare anche la bellezza del logo creato dalla stessa Farwa: con le sue iniziali, FZ che s’intersecano morbidamente con una elegante “modella/farfalla stilizzata” essenziale, chic, moderna. Due anni dopo (2016), Farwa presenta una seconda Capsule Collection: questa volta per Brera; abiti da cerimonia con giochi di trasparenze e colori pastello.
Mentre l’anno dopo (2017), si possono ammirare alcuni schizzi della Nostra Designer di Moda nel film di Mauro John Capece “SFashion” (uscito nelle sale a marzo). È dello stesso anno poi, la visionaria e multicolore Collection “Sapphire” nel video della quale si possono ammirare le flessuose movenze della modella Aurora Moroni e i trucchi “creativi” della make-up artist Ginevra Fusari. E poi ancora cinema (questa volta orientale); Farwa cura gli abiti della nota attrice Armeena Rana Khan nel film “Sherdil” (Cuor di leone), un film sull’aeronautica pakistana di Azfar Jafri con interprete maschile Mikaal Zulfiqar (uscito nel gennaio 2018). E poi ancora la Nostra Chic Butterfly il 31 ottobre del 2018 partecipa come stilista al programma di Rai2 “Detto fatto”, presentato da Bianca Guaccero. Dopo questo periodo di produzione e creatività intensa, come in (quasi) tutte le Mutazioni/Trasformazioni/Metamorfosi che avvengono in Natura, arriva per Farwa una fase Gap (come la chiamano gli inglesi); un periodo per ridefinire, per focalizzare nuovamente, per rimettere a posto le idee del suo Progetto Culturale: Cosmopolita, Ecosostenibile e ovviamente Etico/commerciale. Ed è a questo punto che la stessa Farwa, dalle Marche si trasferisce a Milano (finalmente un altro sogno realizzato!). Ed è qui che la Nostra Fashion Designer ridefinisce la Sua Identità, con un bagaglio d’esperienze immane (nonostante la sua giovane età), reinventandosi, riiniziando da Zero la sua Vita.
Lavora per qualche anno come commessa, facendo lo stage addetta alle vendite per la Rinascente (umiltà, voglia di fare, altra esperienza acquisita).Ed è qui a Milano, metropoli e una delle capitali mondiali della Moda, che il Sogno di Farwa comincia anch’Esso la Sua Metamorfosi e diventare Realtà. Il pinnacolo di questa Sua Metabolizzazione lo si ha, nel marzo 2021, quando la stessa Farwa fonda il suo Brand Eco Kidswear a nome Farway Milano con dei Punti Fermi Etici, che sono alla base della Personalità della Nostra Fashion Designer pakistana, e della Sua Evoluzione Professionale e Umana: l’assoluta Ecosostenibililtà del Prodotto e la Commistione della Cultura Orientale con Quella Occidentale. Il nome del Brand per bimbe e bimbi, parte dall’aggettivo per Farwa evocativo: cioè “faraway” che in inglese indica “lontananza”. E Lei giunge da un Paese Lontano. Ma indica anche il Percorso che intende intraprendere, per portarla faraway, lontano appunto. E poi, facendo a meno della seconda vocale “a”, si ha il lemma “Farway”, che pronunciato sempre in inglese, ricorda l’aggettivo di cui prima, ma che ha subìto una piacevole mutazione: ha come per magia dentro il nome Farwa. E se vogliamo un’ulteriore chiave di lettura: “the way of Farwa”, cioè alla “maniera di Farwa”, il “modo” di Farwa, quindi la “moda” di Farwa. E se poi focalizziamo la lettera “y” rimasta dell’aggettivo da cui siamo partiti, essa indica l’iniziale dello spirito di Farwa che è “young”, giovane, e che crea una Linea di capi ecosostenibile “young”, per giovani (bimbe e bimbi), appunto.
E al logo si aggiunge un altro elemento grafico, fondamentale e sacrale: la foglia del gingko biloba, una delle piante ritenute tra le più antiche e più sacre (si parla della sua esistenza, di 250 milioni di anni: praticamente un fossile vivente) , e che fortunatamente oggi, salvato da un intervento umano, prospera rigoglioso nel nostro Pianeta. Cinesi e giapponesi la considerano una pianta ornamentale, ma bevendone gli infusi delle sue foglie, ha delle proprietà terapeutiche fuori dal comune. E a proposito: la sua foglia, che secondo Farwa non ricorda solo un ventaglio, ma anche un cuore; e ricorda anche una ypsilon, quella di “young” di cui sopra, e per Tutto Ciò, il Cerchio si chiude d’Incanto. Tout se tient, (tutto si regge) dicono i francesi: e il Cerchio che crea Equilibrio e Armonia, magicamente si chiude. Per riaprire un nuovo Ciclo. Nonostante le prime difficoltà della Farway Milano per trovare una sua collocazione come Brand giovane, innovativo, ecosostenibile, in questi pochi mesi di attività, ha ottenuto dei riscontri non indifferenti; ( e non a caso anche una bimba così nota come Vittoria figlia di Chiara Ferragni e Fedez, indossa capi Farway Milano). Infatti il Brand Eco Kidswear di Farwa ha ottenuto il pass per la vetrina tra le più importanti nel campo della Moda per bambine/i: cioè il Pitti Bimbo. E last but not least, ultimo ma non ultimo, un primo contatto con il Brand Luxury Kidswear Coccole Bimbi. Segnali positivi che indicano l’evoluzione in progress di un marchio innovativo che coniuga Arte, Intelletto, Bellezza, Etica, Consapevolezza per la Salvaguardia della Salute del Pianeta per le Generazioni Future. Un’evoluzione in progress, si diceva, con l’auspicio che Farway Milano Eco Kidswear possa giungere molto “lontano”: “faraway” appunto; come pienamente merita la Fashion Designer Farwa Zulfiqar di origine pakistana, sì, ma che da Artista Cosmopolita, cosi come ama definirsi, è Cittadina del Mondo.